Francesco Campanoni Art

Etchings Drawings Illustrations Installations

INSTALLATIONS

Assedio/Siege

InstallazioneCubicoVideoSonora/

CubicVideoSoundInstallation

bute & effecamp

scheda

S i e g e

The game of seeing makes us besieged and besieged at the same time.To satisfy the eye we are willing to travel, take long lines, remain motionless, assume uncomfortable postures.Thinking about this, we joined 4 cube-shaped walls about 2 meters high and wide, scattering them with "traps" for the eye using various expressive languages: video, ready-made, sculpture, graphics, etc.Participants can explore the work freely without a precise order of space and time.

A s s e d i o

Il gioco del vedere ci rende assediati e assedianti allo stesso tempo.Per soddisfare l’occhio siamo disposti a compiere viaggi, fare lunghe file, rimanere immobili, assumere posture scomode.Pensando a ciò abbiamo unito 4 pareti alte e larghe circa 2 metri ciascuna, a forma di cubo disseminandole di “trappole” per  l’occhio utilizzando vari linguaggi espressivi: video, ready-made, scultura, grafica, ecc..I partecipanti possono esplorare l’opera liberamente senza un ordine preciso di spazio e di tempo.

From my theatrical performance "GOCCE"

The critic

In the sets of his plays, Campanoni reproduces the festive and bizarre fantasy of pataphysic performances, while among his sculptures in wood, iron and stone stand out, in an emblematic way, many "dada", or surrealist horses. It therefore becomes easy to see in what Campanoni produces the suggestions inherited from the most nihilistic artistic movements of the 1900s. However, it is the etchings that get the better of his conspicuous and multifaceted artistic production. In thirty years of chalcographic work, the laborious waters of Campanoni have reached a deserving level of technical execution. But it is, above all, the original and inexhaustible narrative energy, which is immediately perceived by the observer, that transforms into microscopic stories, almost into satirical cartoons, each of his prints. The clean polemical naivety brings to mind, in some way, the rebellious spirit of Giovannino Guareschi.

Whether they are short stories or almost comic strips, the titles, which are an integral part of the story, also testify to this. For example, an etching depicts a king sitting at the head of a very long table asking the Queen, who is sitting in front of him, very far away, at the other end of the canteen: "Will you pass me the water?" And the title is just: Will you pass me the water? It is immediately apparent that the observer's amused surprise will be all in reading the title. Rarely are titles simply an addition of meaning to what is already captured through the image, more frequently they are unexpected and offer the observer a twist of meaning. I really think that the game is, for Campanoni, still the surrealist one, as it was for the great founding fathers Mirò, Duchamp and companions.

Il critico

Chi ha avuto modo di vedere gli spettacoli teatrali, le sculture, i quadri e le acqueforti di Francesco Campanoni, si è fatto senz’altro l’idea che egli sia un anarchico e che le sue opere irridano le convenzioni usurate, i luoghi comuni, i pregiudizi e le mode senza senso e valore.

Nelle scenografie delle sue pièces teatrali, Campanoni ripropone la festosa e bizzarra fantasia delle rappresentazioni patafisiche, mentre tra le sue sculture in legno, ferro e grès spiccano, in modo emblematico, tanti “dada”, ovvero cavallucci surrealisti. Diventa pertanto facile ravvisare in ciò che Campanoni produce le suggestioni ereditate dai movimenti artistici più nichilisti del ‘900. Sono però le acqueforti ad avere la meglio nella sua cospicua e multiforme produzione artistica. In trent’anni di lavoro calcografico, le laboriose acquetinte di Campanoni hanno raggiunto un meritevole livello di esecuzione tecnica. Ma è, soprattutto, l’originale ed inesauribile energia narrativa, che viene immediatamente percepita dall’osservatore, a trasformare in microscopici racconti, quasi in vignette satiriche, ognuna delle sue stampe. La pulita ingenuità polemica riporta alla mente, per qualche verso, lo spirito ribelle di Giovannino Guareschi.

Che siano racconti o quasi strisce di fumetto lo testimoniano anche i titoli, che sono parte integrante del racconto. Ad esempio un’acquaforte raffigura un re seduto ad un capo di un lunghissimo tavolo che chiede alla regina, che è seduta di fronte a lui, lontanissima, all’altro capo della mensa: “mi passi l’acqua?” Ed il titolo è proprio: Mi passil’acqua? E’ subito evidente che la divertita sorpresa dell’osservatore sarà tutta nella lettura del titolo. Raramente i titoli sono semplicemente un’aggiunta di senso a ciò che già si coglie attraverso l’immagine, più frequentemente sono inaspettati e offrono all’osservatore uno stravolgimento di senso. Penso proprio che il gioco sia, per Campanoni, ancora quello surrealista, come è stato per i grandi padri fondatori Mirò, Duchamp e compagni.

Di queste acqueforti affascina l’incredibile varietà di soggetti, ma d’altra parte la stessa tecnica dell’automatismo utilizzata per crearle, ne favorisce la straordinaria diversità. Come per gli scrittori surrealisti, che scrivevano qualsiasi parola si presentasse alla loro mente conscia durante il processo creativo, così Campanoni si lascia guidare da un tratto, da una linea di matita che s’avvolge, si snoda, s’aggroviglia, creando figure, ambienti, personaggi e infine racconti assolutamente inaspettati, anche per lui. Le acqueforti di Campanoni sono, quindi, pura associazione libera, che danno libero sfogo e dignità artistica al suo inconscio. Naturalmente, mano mano che il disegno prende corpo, prendono corpo anche significati e pensieri più razionali che, diversamente dal risultato surrealista, sono sempre intelligenti e narrativi.

Le acqueforti di Campanoni sono una scrittura che narra di un piccolo mondo fatto di scoperte, di stati d’animo, di ribellioni, di risate, di fughe, di trasporti nel vento che spazza imperioso, trascinando cappelli, persone, cani, giornali e pagine e pagine di minuscoli libri che nessuno può leggere. Sono piccolissime novelle in forma d’immagine; e forse un giorno, tutte insieme, una legata all’altra, stupiranno raccontando un’unica storia.

 

                                                                  Alfonso G. Ferrari

V A R I O U S

Before the performance

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